Vive e lavora a Melbourne, nella terra del popolo Bunurong/Boonwurrung delle Nazioni Kulin. La sua pratica esplora il rapporto tra esseri umani e mondo non umano, usando la fotografia in modi non convenzionali. Ha pubblicato la monografia Extraordinary Experiences (2022), nominata libro fotografico australiano dell’anno, seguita da Beware of People Who Dislike Cats (2023) e Phenomena (2023). I suoi lavori sono stati premiati ed esposti a livello internazionale e pubblicati su testate come The New York Times, The Guardian e Art and Australia. Insegna fotografia alla Swinburne University e sta completando un dottorato sulla rappresentazione coloniale del canguro.
La mostra Dark Whispers della fotografa Morganna Magee, rappresenta la quinta tappa del ciclo espositivo dedicato alla fotografia contemporanea Homecoming, ideato da Irene Alison e curato da Irene Alison e Paolo Cagnacci. L’evento è organizzato in collaborazione con Forma Edizioni e l’Associazione Infoto Firenze e grazie al supporto di Gruppo AF e Banca Ifigest. “Per me la natura è tutto ciò che conta. Il resto del mondo è una finzione creata dagli esseri umani per tenersi occupati nella quale non mi sono mai sentita a mio agio. Sono molto più felice di sognare ad occhi aperti sotto un albero che… qualsiasi altro posto”. È nella natura, nel silenzio animato da mille fruscii del bush australiano alle prime luci dell’alba, che Morganna Magee trova la sua ispirazione. Originaria di Melbourne l’artista australiana, alla prima personale in Italia, porta al Rifugio Digitale un percorso espositivo – dal titolo Dark Whispers, curato da Irene Alison e Paolo Cagnacci – che mette insieme i tasselli dei suoi progetti più recenti insieme a nuovi materiali prodotti in esclusiva per l’esposizione, in un itinerario che ci conduce dentro al cuore nero della foresta, alla ricerca di uno spirito ancestrale e indomabile.
Nuova tappa del ciclo Homecoming, la ricerca sul paesaggio compiuta da Morganna Magee ha una matrice più metafisica che geografica: quello che racconta è un territorio abitato, in bilico tra il familiare e il surreale, popolato da presenze fisiche e impalpabili, dove Magee sembra cercare le radici stesse della propria identità. Qua e là occhieggia un canguro, si staglia nella nebbia del mattino il profilo di un cavallo, si sente tra le foglieun frullare d’ali, ci sembra di scorgere un fantasma.
È una natura che freme, quella di Dark Whispers, che sussurra voci antiche, che custodisce dolori e speranze, che si rivela all’occhio malinconico della fotografa come una trama di incanti e memorie personali e collettive, in cui morte e rinascita sono solo passaggi di un grande, immutabile ciclo.