Artista visivo nato a Macerata nel 1995, lavora tra intelligenza artificiale generativa, dati e installazioni multimediali. La sua ricerca trasforma archivi storici in esperienze visive che riflettono su memoria, tempo e paesaggio, affrontando temi sociali e ambientali attraverso la New media art. Collabora con istituzioni culturali come il Museo Egizio di Torino e artisti come Lazza, e presenta i suoi lavori in contesti come la Milano Design Week e i Graphic Days. È anche attivo come formatore e consulente nel campo dell’AI e della comunicazione visiva.
Promosso da Forma Edizioni e ospitato presso lo spazio espositivo di Rifugio Digitale dal 17 settembre al 12 ottobre 2025, il progetto Invisible Ecologies è realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, con il contributo di Publiacqua Il progetto Invisible Ecologies prende forma dall’intento di riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente attraverso un caso emblematico e locale: l’interazione tra il fiume Arno e la città di Firenze. Questo rapporto, sedimentato nel tempo, diventa soglia da cui articolare una riflessione più ampia, e scalabile dal locale al sistemico, sulle modalità di percezione… e tecnicamente mediata della realtà. In questo contesto, l’atto dell’osservazione non è pensato come un gesto neutro, ma come un processo tecnico e trasformativo, capace di generare astrazioni operative. A partire da un soggetto millenario e mobile come l’Arno, il progetto si interroga su come i linguaggi della misura e quelli della speculazione possano coesistere, generando nuove forme di conoscenza e relazione. Non più solo oggetto da osservare, il fiume diventa superficie attraversabile, organismo espressivo, vettore di altre possibili ecologie. È a partire da questo slittamento che il progetto propone una metodologia affettiva dell’osservazione e della speculazione.
I due capitoli che la compongono – Decoding Signals ed Encoding Visions – si confrontano con due linguaggi, due logiche conoscitive. Il primo si muove nell’ambito di quella che il filosofo Yuk Hui nel suo saggio Recursivity and Contingency (2019) definisce ragione calcolatrice: la computazione come metodo di costruzione di variabili, e le variabili come metodo di lettura della realtà. Nella ripetizione ricorsiva della misura, nel confronto tra tempi, dati e livelli, affiora un’eccedenza. Il fiume, pur ridotto a segnale, non si lascia esaurire. È da qui che si apre la seconda via: quella della ragione speculativa che non rigetta il dato ma lo eccede, lo attraversa, lo piega per immaginare altri modi di esistere.