È una fotografa americana. Il suo lavoro è stato esposto in festival internazionali di fotografia come l’Athens Photo Festival al Benaki Museum di Atene, Cortona on the Move (Cortona), oltre a comparire in una biennale al National Museum of Women in the Arts di Washington DC, e al Guate Photo International Photography Festival di Guatemala City. Le sue opere sono presenti in collezioni di istituzioni quali la Biblioteca del Museo d’Arte Moderna di New York, la Biblioteca del Whitney Museum of American Art, la Biblioteca dello Smithsonian American Art Museum, il Museo di Fotografia Contemporanea di Chicago e il Nelson Atkins Museum for Art di Kansas City. Un libro fotografico del suo lavoro con l’artista Antone Dolezal, Devil’s Promenade, è stato pubblicato da Overlapse Books nel 2021. Un secondo libro fotografico, Desire Lines, è stato pubblicato da Overlapse Books nel 2023. Le fotografie di Lara sono apparse in pubblicazioni come The New Yorker Magazine, Harper’s Magazine, British Journal of Photography, Atlantic Monthly, Vice e NPR. Ha conseguito un master in fotografia presso l’Arizona State University e una laurea in foto-giornalismo presso l’Università del Missouri. È professore assistente di fotografia presso la Michigan State University.
Nasce nell’agosto del 1994. Tormentato dal timore di dimenticare la propria vita, inizia a fotografare ad appena 17 anni, immortalando attimi di vita adolescenziale – dalle prime sigarette ai primi amori – dei ragazzi e delle ragazze della sua città. Nei suoi scatti nostalgici, che corrono sui social network, si rivedono gli adolescenti di tutto il mondo. Il successo gli permette di cominciare a viaggiare e allargare gli orizzonti della sua fotografia. In ogni luogo che visita immortala la gioventù, ragazzi di altri paesi ma con cui condivide le stesse emozioni e sensazioni universali. Le sue fotografie sono caratterizzate da tonalità rosate e atmosfere sognanti, parlano di amore, diversità, giovinezza e nostalgia. Alla fotografia accosta la produzione video, registrando scene di vita quotidiana tra uno scatto e l’altro. Attualmente vive a Palermo, la sua città natale, dove ha acquistato un appartamento che ha ricoperto di murales e dipinti naïf di sua realizzazione, che ritraggono gli stessi amici raffigurati nei suoi innumerevoli scatti. Le fotografie di Paolo Raeli sono state esposte, fra l’altro, a Palermo, Roma, Los Angeles e Seoul.
È un fotografo documentarista britannico di origine indiana, nato nel 1971 a Londra. Il suo lavoro esplora la memoria, l’identità e il senso di appartenenza, attraverso immagini sia reali che messe in scena. Ha vinto il prestigioso World Press Photo nel 2000 e ha ricevuto riconoscimenti internazionali per progetti realizzati in India, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti. Nel 2015 ha pubblicato Lost in the Wilderness, un libro dedicato alle riserve Sioux, definito uno dei migliori dell’anno dal critico Sean O’Hagan. Nel 2022 ha pubblicato Memoire Temporelle, un progetto ambientato a Bombay che riflette sul ricordo, sulla nostalgia e sul concetto di casa. Le sue opere sono state esposte in gallerie e istituzioni di rilievo a livello internazionale.
È un artista, fotografo e professore con sede tra Amburgo e Berlino. La sua pratica si concentra su temi socio-economici e politici, combinando fotografia, collage video e installazioni in un approccio basato sulla ricerca e la narrazione soggettiva. Ha lavorato in numerosi Paesi, tra cui Iraq, Ucraina, Siria, Nigeria, Cina e India. Laureato con un Master in Fotografia, ha ricevuto premi internazionali come il World Photography Award e l’International Photography Award, ed è stato nominato per il Prix Pictet e il Leica Oskar Barnack Prize. Membro dell’Accademia fotografica tedesca dal 2016, ha fondato il laboratorio “Format” ad Amburgo. Dal 2024 è professore di fotografia artistica presso l’Università delle Arti di Darmstadt.
Vive e lavora a Melbourne, nella terra del popolo Bunurong/Boonwurrung delle Nazioni Kulin. La sua pratica esplora il rapporto tra esseri umani e mondo non umano, usando la fotografia in modi non convenzionali. Ha pubblicato la monografia Extraordinary Experiences (2022), nominata libro fotografico australiano dell’anno, seguita da Beware of People Who Dislike Cats (2023) e Phenomena (2023). I suoi lavori sono stati premiati ed esposti a livello internazionale e pubblicati su testate come The New York Times, The Guardian e Art and Australia. Insegna fotografia alla Swinburne University e sta completando un dottorato sulla rappresentazione coloniale del canguro.
È una artista e fotografa spagnola attualmente residente in Germania, il cui lavoro evocativo scava nelle complessità della maternità, dell’identità e dell’appartenenza. Il suo viaggio fotografico è iniziato durante la pandemia COVID-19, un periodo segnato da profonde trasformazioni personali e continui spostamenti. Come neo-mamma e migrante, Isa si è rivolta alla fotografia come sfogo terapeutico, catturando i momenti intimi e fugaci della vita quotidiana. La sua serie Birthmark esplora i profondi paesaggi emotivi della prima maternità, intrecciando i temi della nostalgia, della magia e della ricerca di una casa. Il lavoro di Isa Rus è caratterizzato dalla cruda onestà e dalla tenera rappresentazione dell’esperienza materna, offrendo una prospettiva unica che sfida le rappresentazioni tradizionali. Attraverso il suo obiettivo, Isa Rus crea una narrazione visiva che è allo stesso tempo profondamente personale e universalmente relazionabile, invitando gli spettatori a connettersi con la bellezza e la complessità della condizione umana.
È una fotografa francese con base a Parigi, vincitrice di importanti premi come il Leica Oscar Barnack Award, il World Press Photo e il Prix Niépce. Ha ricevuto numerose commissioni dal Ministero della Cultura francese e ha esposto in musei e gallerie internazionali. Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private. Ha pubblicato sette monografie, tra cui Peuples de Sibérie e Amour. Il suo lavoro, a cavallo tra realtà e finzione, esplora temi come la memoria, l’adolescenza e il viaggio. È rappresentata dalla galleria In Camera e fa parte dell’agenzia Vu.
Dal 10 al 16 settembre 2025 Rifugio Digitale apre Homecoming Open Walls, evento organizzato all'interno della rassegna Estate Fiorentina 2025 – nell’ambito del Programma Nazionale PN METRO PLUS e CITTÀ MEDIE SUD 2021-2027 e realizzato in collaborazione con Forma Edizioni. L’evento si articolerà in due momenti distinti ma complementari: all’interno di Rifugio Digitale, l’esposizione prenderà forma con un focus quotidiano dedicato a ciascun artista del ciclo, trasformando lo spazio in un luogo di approfondimento. Parallelamente, le facciate di Fornace Suite ospiteranno un’installazione di video-mapping outdoor immersiva con protagonisti i fotografi Lara Shipley (USA), Paolo Raeli (ITA), Kalpesh Lathigra(UK), Robin Hinsch… Morganna Magee (AUS), Isa Rus (ES), Claudine Doury (FR).
Il ciclo fotografico Homecoming – ideato da Irene Alison e curato insieme a Paolo Cagnacci – è un’indagine visiva sul significato del ritorno. Al centro, il concetto di “casa”: un tema antico e universale, ma oggi più che mai carico di tensioni e ambivalenze. Iniziato nel corso del biennio 2023–2024 attraverso un ciclo di mostre ospitate da Rifugio Digitale, il progetto si muove in un territorio di confine, là dove il desiderio di appartenenza si intreccia con la frammentazione del mondo contemporaneo, segnato da mobilità forzate, identità fluide e connessioni globali.
A partire da sguardi, vissuti e poetiche differenti, i fotografi coinvolti tracciano traiettorie intime e collettive alla ricerca di un luogo da chiamare casa. Ma “casa” non è mai, in questo progetto, soltanto un perimetro fisico: è piuttosto una tensione emotiva, una memoria affettiva, talvolta un’assenza. È il bisogno di radici, ma anche la consapevolezza che quelle radici possano essere mobili, frammentate, talvolta spezzate. Ogni immagine diventa così un tentativo di nominare ciò che resta – o che si perde – quando si parla di origine, appartenenza, identità.
Homecoming con questa mostra, si espanderà oltre i confini della galleria per approdare nello spazio pubblico, trasformando la città in una vera e propria galleria a cielo aperto.
La definizione di “galleria a cielo aperto” assume un significato duplice: da un lato, indica la trasformazione dello spazio urbano in luogo espositivo, accessibile e condiviso; dall’altro, sottolinea il superamento dei confini tradizionali dell’arte, che esce dai luoghi canonici – musei, gallerie, sale espositive – per incontrare la città, i cittadini, il paesaggio urbano. Il dialogo tra arte e architettura si arricchisce dell’impiego di tecnologie innovative, come l’audio-visual mapping e la grafica 3D, capaci di trasformare le superfici architettoniche in display dinamici. Il risultato è un’installazione contemporanea, sospesa tra realtà e finzione, in cui l’esperienza visiva si intreccia con il coinvolgimento emotivo e comunitario.
Homecoming Open Walls non si limita a riproporre in esterna le immagini del ciclo fotografico: le rilancia, le rilegge, le immerge in un contesto urbano per amplificarne il potenziale evocativo e politico. Gli obiettivi sono molteplici: ampliare la platea del pubblico superando i limiti fisici della galleria, democratizzare l’arte rendendola accessibile a tutti, stimolare una riflessione condivisa su temi di rilevanza sociale e culturale, rafforzare il senso di appartenenza attraverso un’esperienza collettiva. Le fotografie diventano così patrimonio visivo della città, elemento di riappropriazione simbolica degli spazi e innesco di nuovi immaginari.
In questo nuovo scenario urbano, Homecoming si fa racconto corale e in movimento, capace di interrogare ognuno su cosa significhi davvero “tornare a casa” – e su dove, oggi, quella casa possa ancora trovarsi.