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Il corpo come terra di conflitto e come confine di rivendicazione dell’identità. Ma anche il copro come perno attorno a quale si costruisce il nostro rapporto con lo spazio, come presenza fisica con cui abitiamo i luoghi e attraverso cui costruiamo le nostre relazioni: Il corpo che abito, terzo ciclo espositivo dedicato dal Rifugio Digitale alla fotografia contemporanea, sarà un’indagine sul corpo come elemento fondante dell’essere umano – materia viva che resiste alla virtualizzazione delle esistenze e dei processi creativi – con uno sguardo sempre rivolto, in armonia con il dna della galleria, al dialogo tra il “dentro” (la dimensione intima e introspettiva) e il “fuori” (le architetture fisiche e sentimentali che costruiamo). Il corpo che abito sarà anche una riflessione sul corpo nella sua dimensione politica, come strumento di espressione, veicolo di piacere, campo di battaglia sul quale affermare i propri diritti, territorio la cui libertà è ridisegnata da continue trattative con il potere e variabile che non può essere definita al di fuori delle sue complesse intersezioni con l’idea di razza e di classe. Cos’è “bello” e cos’è “brutto”? Cos’è “normale” e cosa è “diverso”? Cos’è maschile e cos’è femminile? Gli artisti in mostra risponderanno attraverso le immagini condividendo la propria irriverente, ironica, spudorata insofferenza contro stereotipi e classificazioni repressive: piacere, desiderio e bellezza diventeranno allora una materia duttile, capace di assumere nelle loro opere contorni del tutto diversi e di forzare il frame di una rappresentazione socialmente accettabile.